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Operazione Oro di Joan Thiele

Quelle brave ragazze

Articolo pubblicato in “Muzik”, in “FilmTV, 15/2020″

Tra le cose piccole – ma per qualcuno vitali – che la pandemia ha congelato c’è anche un momento che pareva propizio per l’affermazione di un nuovo gruppo di artiste nella scena nazionale. Tutte in giro ormai da qualche anno, tutte afferenti all’arco che va dal nuovo rap all’alt soul rivisitati in chiave indie (si tende a usare l’etichetta urban, contro la quale si è polemicamente opposto persino un colosso come Tyler The Creator in occasione degli ultimi Grammy, ipotizzando si tratti di un escamotage per mantenere il predominio white nel pop), e soprattutto tutte accomunate da una rinfrescante aura di empowerment femminile e desiderio di rimescolare le carte in tavola del pop nostrano, indietro di circa vent’anni sul tema.

Con i concerti e le attività di promozione bloccate, resta una manciata di uscite che raccomandiamo tutte: Maltempo (V4V Records), l’esordio della romana Bipuntato, pop venato in RnB umorale e appiccicoso; l’Ep Attese Vol. 1 (Factory Flaws) della salentina Lucia Manca, voce da crooner digitale, tra la Bertè e gli ultimi Tame Impala; l’Ep Rendez-vous (Tanta Roba) di Priestess, tra le migliori artiste di matrice rap in giro, ancora confinata a ruoli da comprimaria (perché è donna?); Whoa di Birthh (Carosello), rarefatto electro-folk perfetto per ossigenare una domenica di isolamento domestico.

E infine Operazione Oro di Joan Thiele: un piccolo disco (22 minuti) che funziona come un agente rintronante naturale. Una manciata di canzoni evanescenti, acquee, picchiettate da piccoli capricci (un ricordo RnB anni Novanta, qualche secondo di Devendra, un soffio trap come un vezzo di fine serata, giusto il tempo di stancarsi). Canzoni iper-liquide, oltre il concetto di geografia: perché la voce di Joan, tre passaporti in tasca (è per metà italiana con sangue partenopeo trapiantato a Desenzano del Garda e per l’altra metà svizzero-colombiana) è intreccio di echi senza la consistenza della materia, la dittatura dell’appartenenza. Imperdibili Le vacanze, che emana tenue libertà in ogni beat, e la bellissima Puta, autobiografia imprendibile, calore che cerca un canale di trasmissione attraverso l’oceano. Un pezzo che mi sembra imparentato, per attitudine, con Soldi di Mahmood, e che mi pare dolcissimo.

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