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Qualcosa cambierà

da Umani, vento e piante, Woodworm, 2018

Dopo il promettente Viva, in inglese, il trio pisano dei Campos è tornato sul finire del 2018 con Umani, vento e piante, prima volta in italiano. È un lavoro notturno e boschivo, intriso di umori magici, silenzi, misteri, che ha colpito, per originalità e distanza dal gusto dominante di questo tempo. Le canzoni suonano ermetiche e sospese, cesellate su misura lungo durate spesso contratte fino al possibile. Ci si muove in assenza di parole, e quando le parole ci sono, i Campos sembrano dare priorità più al loro potenziale sonoro che al significato. È come se tutto assumesse una funzione rituale, in grado di dare sostanza alle frequenze intraducibili con le quali comunicano, precisamente, umani, vento e piante.

“Qualcosa cambierà” ha un andamento sornione e meditabondo. Il sostrato folk che permea l’intero album è qui riscaldato da reminiscenze beat, tra l’Equipe 84 e i New Dada, o comunque nella scia della reinterpretazione del genere che tentarono di fornire i Timoria fine anni Novanta. Naturalmente sono echi che arrivano da lontano, come una speranza flebile, sotterrata da disturbi elettronici, affogata in un suono oscuro, quasi timoroso di disturbare. Il testo è enigmatico fino a un certo punto; si sollevano le immagini del terrorismo e del procurare del male all’altro, ma sono verosimilmente usi paradossali del lessico. Se si tiene conto che in tutto l’album i Campos hanno ‘abolito’ il genere, evitando di dare connotazioni femminili o maschili agli interlocutori, si può collocare il testo nel contesto della probabile crisi di una relazione amorosa, forse a un bivio, in cui l’ipotesi di volersi sposare o l’auspicio di un figlio sono viste o come ultima spiaggia di una storia che ha i contorni della prigionia (“rinchiuso da sei anni”) o come la speranza che le cose torneranno ad andare bene, che, appunto, qualcosa cambierà. Salda nella sua ricercata vaghezza, “Qualcosa cambierà” è sigillata da un video che traduce questa idea di ‘indecifrabilità’ in un gioco di vedute limitate e offuscate, con esiti magnetici.

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