Ti rivedo dopo o no?
Prima di andare via, da Per tutti, Sugar, 2014

Declinazione del canone di canzone a trama consolatoria tra le più lucide e antiretoriche che il post Duemila abbia concesso, “Prima di andare via” è forse il brano di Riccardo Sinigallia che almeno fino ad oggi ha potuto godere della visibilità maggiore, in tutta la sua essenziale eppure quindicinale produzione solista. La sua fama nasce travagliata: un Sinigallia che non pubblicava album da otto anni e che è rimasto a lungo più nelle retrovie della musica italiana che in prima fila, lo presenta a sorpresa nel concorso di Sanremo 2014.
È l’ultimo Festival della seconda ‘era Fazio’ e prevede l’iscrizione di una coppia di brani: il pubblico esclude la vitale e simbolica “Una rigenerazione” e le preferisce questa ballata acustica dall’incedere sostenuto, per la gioia manifesta dello stesso Sinigallia. Qualcuno ipotizza che dietro questa preferenza vi sia anche una reminiscenza: almeno sul piano ritmico “Prima di andare via” ricalca l’energia di “La descrizione di un attimo”, il brano della breve esperienza Tiromancino che più di ogni altro può essere, seppur ufficialmente solo in parte, attribuito a Sinigallia.
Che la rievocazione sia effettiva o solo una suggestione superficiale, importa poco, dal momento che il brano sembra crescere ad ogni ascolto e raccogliere consensi ben oltre il ristretto circolo dei critici. Ma è una storia interrotta, a sorpresa: La Provincia di Cremona pubblica il video di un’esecuzione pubblica del brano precedente a Sanremo, e come era accaduto con Loredana Bertè nel 2008 e con Ornella Vanoni nel 1996, Sinigallia viene squalificato dalla gara. Fazio lo invita comunque a esibirsi nella serata dei duetti. Il cantautore si scusa con il pubblico, visibilmente mortificato, conscio probabilmente di aver perso una grande occasione, considerando anche la notevole fattura del brano (“Ho commesso un peccato di ingenuità, in assoluta buona fede”, dichiara).
Come “Le ragioni personali” e “Una rigenerazione”, sempre in Per tutti, “Prima di andare via” è co-firmata con Filippo Gatti, un altro autore ritroso e ispirato, dalla sensibilità acustica affine a quella di Sinigallia e ancora in attesa di quel riconoscimento popolare che ben meriterebbe (“Ci conosciamo da tantissimo tempo (…) mentre scrivevo alcuni brani, ho avuto modo di leggere una mail di Filippo che conteneva molte di quelle che sarebbero diventate le parole”, spiega, lasciando intuire l’ipotesi di una dinamica ‘conversazionale’ alla base del testo).
Non si può dire che sia un brano che evolve radicalmente il linguaggio messo a punto da Sinigallia, ma piuttosto ne rappresenta una sintesi cristallina, in cui ogni elemento pare dosato il giusto per suscitare emozione mantenendo il suo consueto tatto: l’atmosfera malinconica eppure non alienata, con le radici ben piantante nella realtà, il tono confidente e dimesso, senza pretenziosità, la sonorità acustica calda e avvolgente, l’andamento ritmico ben scandito eppure cortese. Tutte tracce che si possono riscontrare facilmente in quanto Sinigallia ha pubblicato da solista fino a quel punto, eppure che sembrano rimpallarsi reciprocamente aumentando il proprio potenziale.
Semmai, a evolversi è l’umore generale, che passa da una riflessività a tratti eccessiva a una non comune abilità motivazionale. Come nello schema di molte sue canzoni, Sinigallia si rivolge a un interlocutore non definito, con il quale però instaura necessariamente un rapporto dialogico. Da cantore a dominante introversione, comprende il sentimento di questo suo simile, indirizzandogli parole accorte ed empatiche. Le fa introdurre da una strofa strutturata per gruppi di anafore che ha la funzione di descrivere un contesto ambientale ed umano e di tracciare, seppur in modo nebuloso, un profilo della maniera in cui questo interlocutore vi si posiziona: “con l’inverno tra i piedi e le mani gelate, con uno sciopero in testa ed in tasca l’estate, con una riga sui sentimenti e un motivo che scricchiola in mezzo ai denti”, tra “uomini attenti soltanto al confine” e “bambini che contano i loro elefanti”. Come a dire: in mezzo a tutto questo, tra chi sa la durezza della vita (“le donne che sanno l’inizio e la fine”) e chi perde con la stessa vita sta perdendo un contatto razionale, o mai l’ha avuto (“i vecchi che scambiano il nome dei santi”), questa figura chiaramente avvinta, sconfortata, sta per compiere il gesto dell’andare via.
È un’azione ad alto valore simbolico, che nella canzone riesce ad avere simultaneamente valore esistenziale, come illustrerebbe il riferimento alla “tua malinconia”, e insieme sociale. A questo aspetto alluderebbe il riferimento allo sciopero e, più esplicito, il richiamo a una situazione lavorativa faticosa, con “il principale” che ha detto “che le cose non vanno e che era tutto previsto anche quest’anno”. Struggimento e senso di disfatta che viene affogato nella cattiva sorte e, peggio, nella diffusione di una forma di alienazione dall’altro, che Sinigallia – con stupefacente anticipo sui tempi – inquadra in una coppia di versi di grande valore poetico, che collega l’indisponibilità ad analizzare la complessità umana in tempi di scoraggiamento alla sua deriva tra superstizione e odio per il prossimo, se così si vogliono interpretare:
Dici
Che non potremmo essere felici
Senza i numeri buoni per la lotteria
E l’uomo nero di turno che ce li porta via.

È difficile resistere alla tentazione di leggere questi pochi versi come un tentativo di interpretare la voce di chi, negli anni in cui si contano i danni di una crisi economica disastrosa, ha dichiarato la resa, rinunciando all’illusione della speranza. Ma “Prima di andare via” non è prettamente una canzone sociale, bensì una canzone che mette le mani in questo fondo di umore nero e difficoltà per non abbandonare definitivamente l’ultimo barlume di coraggio. Può farlo senza retorica perché Sinigallia ha, naturalmente, il medesimo tono di questi interlocutori: senza eroismi, trionfalismi o paternali. È una preghiera, una supplica vera e propria (“per una volta ancora, fiore mio, fiore del mondo”) per un piccolo gesto di umanità, in extremis, al suo stato essenziale: un sorriso, un pretesto per garantire che non si va via del tutto (“ti rivedo dopo o no?”), garantito anche da chi ha lo sguardo che “non presta il fianco a tenerezze”. Un “segnale di vita”, per dirla con Battiato, ironicamente autore anche di un “Breve invito a rinviare il suicidio”, che almeno nello spirito una qualche parentela con questo brano ce l’ha.
È forse anche per questa sua dosata, lentamente distillata capacità di entrare in empatia con chi si è abituato a soffrire da essere giunto al punto di voler ‘andarsene’, nel senso più ampio possibile del termine, che “Prima di andare via” si è fatta riascoltare e amare, nel tempo e nei mesi successivi. Diventano un punto imprescindibile nel percorso di Sinigallia e, in generale, della canzone d’autore nel decennio dell’itpop e della trap, al punto che anche il tonfo di Sanremo si è vaporizzato, diventando pressoché irrilevante, paradossalmente (e simbolicamente) trasformandosi quasi in una sequenza della stessa canzone:
Mentre il resto
Quello che è andato perso
Ci sembra un’altra vita.
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