
Il cielo per Gino – Pacifico live a Santeria Milano, 5.4.2019 – recensione e scaletta
Come il titolo lascia intuire, Bastasse il cielo è un lavoro che ha a che fare ciò che non ha peso, con le molecole, l’elemento dell’aria, l’acqua del fiume (ElectroPo) che fa girare i mulinelli, si trasforma in energia e non torna mai allo stato precedente. È un album che declina temi già esplorati in In cosa credi ma che rispetto a quello pare di indole più cristallina, luminosa anche quando ragiona su ciò si presume essere o non essere al di sopra delle nostre teste, quando canta l’assenza, l’Apocalisse, il destino di tutti. Forse anche perché è programmaticamente sganciato da questioni terrestri, pieno di astrazioni, è un album tra i più essenziali e a fuoco di tutta la carriera di Gino De Crescenzo. Bellissimo, a momenti etereo.
Portare queste canzoni in tour, molte delle quali a matrice orchestrale, era una bella sfida. Invece che riproporre pedissequamente le canzoni nuove – e avrebbe potuto farlo, dato che l’album ha poco più di un mese – Pacifico ha scelta la strada più ardua della riscrittura. Le 7 canzoni su 10 riproposte da Bastasse il cielo subiscono mutazioni negli arrangiamenti, le tastiere moltiplicano gli strati, la presenza della chitarra è disidratata, cirrocumuli di rumori di fondo riempiono ogni microspazio disponibile e, soprattutto nella prima parte, sembrano davvero rievocare l’elemento gassoso.
Può farlo intanto poiché dispone di una band essenziale ma di creatività sovrumana, un organico atipico senza batteria che crea un costante motivo di interesse, il meglio del crossover romagnolo. La chitarra di Alfredo Nuti gioca di sottrazione, tra richiami a Marc Ribot e fantasmi jazz, la batteria non c’è, la sua funzione è suddivisa tra le matrici rumoristiche di notevole suggestione curate da Luigi Savino e le grancasse occasionalmente colpite con aggressività da Mirko Mariani. Quest’ultimo, in particolare, è l’attore non protagonista che non ti aspetti; visiera a becco e barbone alla Robert Wyatt, accatasta idee sonore in modo furibondo, accumulando, facendo scontrare suoni, arrivando persino a un solo delirante per chitarra super distorta e tastiere suonate allo stesso tempo. Mariani è l’artefice del progetto Saluti da Saturno, commistione bizzarra tra folk, stornelli, jazz, calypso, Klezmer e tanta Romagna. Pacifico lo lascia fare perché ne è incantato, facendogli persino da spalla nell’ultima esibizione. Dal suo ultimo disco (Dancing Polonia) sono passati sei anni: troppi.
Anche i recuperi del passato non sono scontati. Pacifico si addentra in Solo un sogno, il pezzo sofisticato e intriso di tardo trip-hop con cui collezionò un penultimo posto allo sciagurato Sanremo di Tony Renis e Simona Ventura del 2004. Privato degli orpelli elettronici, diventa un mid-tempo striato di funk, che esalta l’originalità dell’impianto armonico. Sono notevoli anche le revisioni di In cosa credi e Pioggia sul mio alfabeto, mentre le trame quasi grunge della primissima Pacifico (la canzone) consentono una riflessione suggestiva sull’evoluzione del percorso artistico del cantautore di base a Parigi. Naturalmente non può mancare Le mie parole, così rigogliosa di suggestioni da bastarsi nella nudità dell’esecuzione piano e voce.
Tutto in generale dà l’idea di essere come una canzone di Pacifico, curata in ogni peso. Anche le voci di fondo che sembrano dialogare con l’artista, come il monologo che taglia in due la scaletta e che riporta alle esperienze teatrali del cantautore. Naturalmente il colpo a sorpresa è la presenza di Malika Ayane, vero e proprio regalo per il pubblico della data milanese, dato che vederli esibirsi insieme non è troppo comune. Insieme lasciano trasparire spontaneità e senso di intimità. Con la band eseguono una Sospesa da brivido – canzone straordinaria, impalpabile, come se non avesse materia – prima di proporre in duo L’unica cosa che resta, Verrà l’estate e Non usciamo, piccola dolceamara riflessione sulla convivenza, dal recente Domino. È solo un assaggio delle molte canzoni scritte da Pacifico e Ayane insieme, prezioso perché offre una vetrina a quella qualità davvero rara tra gli autori, che Pacifico ha: la capacità di confluire nel mondo espressivo dell’altro senza perdere il proprio, entrare nello stesso cielo senza dissolversi.
Scaletta
- Bastasse il cielo
- In cosa credi
- Pioggia sul mio alfabeto
- Pacifico
- Canzone fragile
- Solo un sogno
- Salto all’indietro
- Semplicemente
- Quello che so dell’amore
- Molecole
- Boxe a Milano
- Sospesa (con Malika Ayane)
- L’unica cosa che resta (con Malika Ayane)
- Verrà l’estate (con Malika Ayane)
- Non usciamo (con Malika Ayane)
- ElectroPo
Bis
- Le mie parole
- Come un fuoco lento